Cecenia, il disonore russo.

Cosa faceva Anna Politkovskaja in Cecenia? Perché è stata condannata a morte dagli oligarchi russi?
Il giornalista deve produrre reportage, servizi, interviste. E le lacrime che versa nell’una o nell’altra occasione non interessano, in fondo, a nessuno. Descrivi quello che vedi, metti insieme dei fatti e analizzali. Punto e basta“. Ma il racconto dello scandalo ceceno è costato la morte alla giornalista russa: l’esecuzione è avvenuta con dei colpi a bruciapelo esplosi il giorno del compleanno del presidente Vladimir Putin, il 7 ottobre del 2006.

Pochi giornalisti russi possono parlare della Cecenia. Ovviamente sto parlando di quei cronisti che non accettano i comunicati stampa dei militari, che cercano di raccontare la verità. Uno dei motivi più banali è l’assenza di posti dove dormire senza venire uccisi o rapiti a Grozny o nei dintorni. Ma non è possibile raccontare un posto come la Cecenia senza averci passato giorni, settimane, mesi. Allora è necessario avere “amici fedeli”. Di questi amici fedeli e dei loro familiari, dei loro vicini di casa, Politkovskaya racconta le vite che sono state travolte dalla storia, dalle due guerre cecene che insanguinano il Caucaso dal 1991.

La Cecenia è un luogo dove “i militari hanno il diritto di agire senza alcun obbligo legale“: ricordiamo che i ceceni dovrebbero essere cittadini russi a pieno diritto. Anna Politkovskaja raccontava di questo luogo dove l’acqua è un lusso e dove le privazioni per la popolazione cecena sono all’ordine del giorno. Ma non si fermava allo scandalo ceceno: preferiva proiettare le verità scomode del Caucaso sull’intera nazione governata da Vladimir Putin.

Anna Politkovskaja raccontava le storie dei ceceni.  Le raccontava perché sono necessarie e perché nessuno in Russia voleva ascoltarla. I russi accettano ciò che il governo racconta loro: i ceceni sono un gruppo di sovversivi montanari integralisti che sono un pericolo per l’intera nazione. Intono alla guerra in Cecenia la nuova Russia sta costruendo una nuova mitologia fatta di militari eroici, telefilm e passione. Le voci scomode vanno silenziate. Quando la giornalista raccontava la storia delle ragazzine violentate e poi uccise, delle violenze continue contro anziani e donne, delle ispezioni continue compiute dai militari al fine di derubare una popolazione esausta, violava sul nascere la mitologia putiniana della lotta al terrorismo internazionale. I militari fanno quello che vogliono in Cecenia ma gli abusi non si fermano al loro ritorno dal servizio militare: chi si macchia di delitti contro la popolazione civile non viene mai condannato, le indagini vengono ostacolate, i testimoni messi a tacere. Così come è avvenuto per l’omicidio di Anna Politkovskaja.

Putin “è diventato il simbolo della restaurazione di un regime neo-sovietico in Russia“. L’uomo forte del Cremlino non ha mai nascosto il suo passato all’interno del servizio segreto: per molti russi la sua affermazione politica è stata il simbolo di un ritorno al passato, un periodo nel quale la Russia era un grande paese dopo il fallimento della politica di Eltsin.

La Cecenia è la valvola di sfogo perfetta dove smistare la rabbia e l’insoddisfazione dei russi. “La Russia è diventato un paese profondamente razzista che approva tutto ciò che il capo supremo delle forze armate permette ai suoi militari di fare in Cecenia“. Il ceceno è diverso, cattivo, illegale. Non ha diritti. Questo meccanismo non è inedito: è stato usato da tutte le autarchie quando volevano liberarsi di un nemico interno a scopo propagandistico. Così agirono i Giovani Turchi contro gli armeni e i nazisti contro gli ebrei. La dignità umana è calpestata continuamente ed il rischio è sempre quello “che la morte ti sorprenda con i denti sporchi“. Il metodo usato è quello della disumanizzazione. Se il nemico non appartiene all’umanità, qualsiasi azione contro di esso è giustificata.
Non conosciamo niente di simile oggi in Italia. Forse, si può pensare al modo in cui la maggioranza degli italiani guarda agli zingari. Diffidenza, odio del diverso, persecuzione. Sono tappe di un percorso non ovvio ma sempre possibile. I ceceni sono musulmani: questo ha permesso al governo russo di inserire questo genocidio lento nella lotta internazionale contro il terrorismo dopo l’11 settembre 2001.

I ceceni, infatti, sono musulmani. Soltanto dopo l’invasione russa però, in un tragico domino che somiglia a quello iracheno, guerriglieri wahabiti sono entrati nel Caucaso partecipando alla lotta contro l’invasore russo. I giovani ceceni non hanno conosciuto nient’altro che guerra. Ma questa condizione non è diversa da quella dei loro genitori e antenati. Per saperne di più su questo popolo testardo e sventurato vi consiglio di leggere questo articolo di Adriano Sofri. Non è necessario dipingere i ceceni come santi: non lo sono. Molte ragazze violentate vengono poi uccise dalla famiglia, la maggior parte dei ragazzi è praticamente analfabeta a causa dei decenni di guerre. Ma le responsabilità del regime russo di fronte a questo genocidio lento non sono per questo minori.

Cecenia, il disonore russo è un libro indispensabile. La sua autrice è stata uccisa per aver detto la verità.
Nella Russia di Putin è un delitto punito con la pena di morte.

1 Responses to Cecenia, il disonore russo.

  1. lassiebaubau ha detto:

    ma non e’ solo la Cecenia.A me pare che ci sono troppi disonori in Russia e ogniuno ha il proprio grado Indipendente dalla Russia.

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